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Chi siamo, dove andiamo e perché ci andiamo.
Praticare la “bella scrittura”, oggi, ha lo stesso immenso valore dell’indossare un antico gioiello di famiglia: memoria delle proprie radici, ma anche simbolo di un’identità forte, definita.
Scrivere a mano, anziché usare una tastiera, è ritrovare le origini di una comunicazione che affida la propria efficacia non solo ai contenuti (oggi trasmessi in maniera sempre più sintetica e frettolosa), ma anche all’impressione visiva immediata, viscerale, che sgorga di fronte alla morbidezza delle curve, alla tensione delle linee verticali. L’emozione si lega indissolubilmente al colore, allo spessore o, al contrario, alla fluidità dell’inchiostro. Il sentimento evocato dalla parola si fa concreto sottoforma di un occhiello lezioso, di un taglio inclinato.
Scrivere a mano è portarsi dalla dimensione del “comunicare”, a quella, più intima, del “sentire”.
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